giovedì 17 dicembre 2015

Sabato 19 dicembre ultimo giorno di apertura prima delle vacanze di Natale

La biblioteca Fabrizio Delussu vi aspetta sabato 19 dicembre - sempre dalle ore 16.00 alle ore 18.00 - per i saluti prima della chiusura natalizia. 
 Se volete venire a trovarci potrete scegliere il libro da leggere durante le vacanze, sotto l'albero...
Vi aspettiamo!


Il libro della settimana - "Tsugumi" di Banana Yoshimoto

Uno dei giudizi che viene espresso su Banana Yoshimoto è che letto un suo romanzo li si è letti tutti. Personalmente, da appassionato lettore dei suoi romanzi, non mi sento di condividere questo parere, non prima di aver letto una decina delle sue opere. Ma se dovessi individuare un testo che più di tutti riassume la poetica dell'autrice giapponese (al secolo Mahoko), sicuramente sceglierei Tsugumi, il romanzo da molti considerato il suo migliore. La storia in sé non è molto complessa, ruota attorno all'ultima estate di Maria nel suo paese natale, una cittadina dove trascorreva sempre le vacanze con gli amici e con le cugine Yoko e - appunto - Tsugumi. L'albergo gestito dagli zii, infatti, sta per chiudere e dall'anno successivo verrà sostituito da una nuova costruzione. L'estate di Maria è, quindi, una specie di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, con la perdita del senso dell'incanto e del sogno. La vicenda, però, ruota all'esosa Tsugumi, da molti considerata cattiva e impossibile, ma non da Maria, che sembra conoscere un modo per comunicare con lei e fare emergere la sua umanità. Tsugumi, inoltre, è cagionevole di salute e questo non l'aiuta a relazionarsi in modo congeniale con il mondo e chi vi abita.
 Il racconto di quest'estate è magico, a tratti onirico, e lascia al termine un velo di nostalgia e di senso di perdita, come tutte le stagioni perfette della vita, che non ritornano più.
Banana Yoshimoto - Tsugumi - Feltrinelli, 1994 - 159 pagine


giovedì 10 dicembre 2015

Il libro della settimana - "Misery" di Stephen King

Difficile il mestiere dello scrittore, soprattutto se dopo aver riempito migliaia di pagine raccontando la storia di un personaggio che lo ha reso celebre, persino immortale, decide di farlo morire. C'aveva provato Arthur Conan Doyle con Sharlock Holmes, fino a quando non fu costretto a rientrare nei ranghi. Ci prova anche Paul Sheldon con Misery Chastain. Ma cosa è successo a Sheldon? E' scomparso, la polizia lo cerca senza sapere dove sia andato a cacciarsi. Nessuno riesce a trovarlo, a parte i lettori, che sanno del suo incidente durante una tormenta di neve e di come una donna l'abbia soccorso conducendolo nella sua casa. O meglio, nella prigione che diventa la sua casa. Perché questa donna si chiama Annie Wilkies, ha un passato da serial killer è una vera venerazione per Misery, che non può, non deve morire! Se lo scrittore non la riporterà in vita Annie sarà costretta a ucciderlo. E allora Sheldon, dopo aver visto il suo ultimo romanzo finire in cenere per mano della stessa carceriera, dovrà scrivere per lei un nuovo romanzo conclusivo, in cui Misery sarà viva e vegeta. Un nuovo romanzo solo per lei.
 Reso celebre anche dal film di Rob Reiner del 1990, Misery è uno dei romanzi più famosi e terrificanti del Re del Brivido, l'ennesimo tassello nel suo mosaico delirante popolato da personaggi destinati a intrecciare le proprie vicende e a entrare nella storia del genere horror e thriller.
Stephen King - Misery - Sperling & Kupfer, 1988 - 392 pagine


giovedì 3 dicembre 2015

Il libro della settimana - "Acciaio" di Silvia Avallone

Vivi nella provincia in mezzo alle ferriere. Sarà pure la Toscana, ma quando uno di fuori arriva nella terra dei poeti e degli artisti immagina Firenze, Pisa, Siena. Non può credere che possa esistere un posto come Piombino, una città fabbrica sul mare con a un tiro di schioppo...o di ferryboat, l'Isola d'Elba.
 Francesca e Anna lo sanno e osservano il mare dalla finestra, quando lo odiano e lo amano, forse perché sentono la fuga a portata di mano e invece non riescono ad andare via. E allora evadono come gli viene di fare, usando la loro bellezza per abbandonarsi a sfrenati passatempi ed entrare nel misterioso mondo degli adulti che immaginano così vicino e vedono così lontano.
 Un po' come l'Isola d'Elba. 
 Ma Piombino è un piccolo cosmo di anime senza direzione, un concentrato di mondo, una prigione di acciaio dove non ci sono sbarre, ma solo ciminiere, quelle della Lucchini, che veicola i destini di molti, anche di coloro che nelle fabbriche non ci lavorano.
 Caso letterario del 2010, Acciaio è la prodigiosa opera prima di una narratrice di razza, Silvia Avallone, biellese di trent'anni o poco più. Tradotto in più di venti paesi, dall'Europa all'America, dal Giappone al Brasile, ha vinto il Premio Campiello nella sezione autori esordienti e si è classificato secondo allo Strega, prima di diventare un film con Michele Riondino e Vittoria Puccini.

Silvia Avallone - Acciaio - Rizzoli, 2010 - 370 pagine


venerdì 27 novembre 2015

Il libro della settimana - "Paula" di Isabel Allende

Non basta essere una grande scrittrice per avere risposte a tutto. Isabel Allende - una delle autrici più lette al mondo - ce lo ricorda con un romanzo autobiografico che scaturisce dalla malattia della figlia Paula. La Allende, infatti, mescola la sua infanzia al suo presente, con continui flashback e flashforward come in un'altalena di eventi che abbraccia tutta la famiglia, i genitori come i figli, gli amanti e gli amici, la storia del suo Cile e la quotidianità nella nuova patria, la California. Paula è vittima della porfiria, una malattia rara e dolorosa che la trascina in un coma irreversibile. Per un anno intero i medici cercano di salvarla, in una Madrid invernale dove viene ricoverata fino a quando, diversi mesi dopo, la dimettono consentendo alla famiglia di riportarla a San Francisco, dove si spegnerà tra l'affetto di quanti la amano. Ma Isabel e la figlia sembrano quasi fondersi in un'unica anima, la madre racconta alla figlia e sembra cercare nella sua storia un riscatto per una parte di sé che sta per abbandonarla. Allo stesso tempo l'autrice si mostra ai lettori "senza veli", in un diario che ha il sapore di una confessione.
 Libro stupendo, che ha commosso lettori di ogni angolo del pianeta, ha avuto ne Per Paula. Lettere dal mondo un seguito ideale, scritto però da chi avrebbe voluto a suo modo salutare la "bella addormentata" del racconto e accompagnarla nel suo ultimo viaggio. 

Isabel Allende - Paula - Feltrinelli, 1995 - 320 pagine


venerdì 20 novembre 2015

Il libro della settimana - "Il terzo mese dell'inondazione" di Alfredo Luvino

Siamo abituati a vedere la figura del serial killer come estremamente moderna e attuale, a partire dall'800 inglese che ci ha consegnato figure entrate nell'immaginario collettivo al punto da diventare epiteti. Ma se si scoprisse che nell'antico Egitto già si aggiravano nell'ombra assassini spietati le cui vittime erano gli inermi abitanti di tranquilli villaggi? La vicenda di questo romanzo di pura fantasia, ma pur sempre scritto da un egittologo di professione, si snoda infatti nella Valle dei Re, ai piedi delle tombe dei faraoni dove tra rituali magici e misteriose trafugazioni una piccola comunità di operai vive nel terrore.
 Laddove l'"intelligence" egizia fallisce, migliaia di anni dopo è una copia in investigatori americani a cercare di far luce sulle efferate uccisioni, legando due epoche in un unico filo conduttore e i destini di personaggi vissuti a distanza di millenni in un medesimo flusso di eventi.
 Pubblicato nel 1996 da Ananke, il romanzo dell'egittologo torinese è stato succesivamente riproposto dalle edizioni Sottosopra.
 Alfredo Luvino, Il Terzo Mese dell'inondazione - Ananke, 220 pagine


giovedì 5 novembre 2015

Il libro della settimana - "Generazione mille euro" di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa

Ci sono quattro ragazzi che dividono un appartamento nel cuore di Milano, nella città del business, della moda e del lavoro. Ma è davvero così? Claudio, Rossella, Matteo e Alessio ci dimostrano che non è sempre facile costruirsi un futuro con 1000 euro al mese, il lavoro precario e una scarsa predisposizione all'inganno e al sotterfugio.
 Il protagonista, Claudio, che nella metropoli lombarda arriva dalla provincia emiliana, vive nel limbo dell'insicurezza economica e sentimentale, senza la possibilità di pensare al proprio avvenire. 
 Ma la generazione dei sottopagati è tutt'altro che rassegnata, è vitale e determinata a ritagliarsi un posto da protagonista in una società che non sembra riservare niente a chi non traffica in borsa o non veste Prada.
 Romanzo manifesto, Generazione 1000 euro è il sagace e impietoso spaccato della Milano di oggi ma, per estensione, di un paese che si dimentica dei lavoratori e del merito. Diventato un caso letterario in pochi mesi, ha inaugurato un genere che dalla letteratura ha contaminato il cinema, diventato esso stesso un film di successo.

Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa - Generazione Mille Euro, Rizzoli 2006 - 164 pagine


giovedì 29 ottobre 2015

Il libro della settimana - "Cigni selvatici" di Jung Chang

Il catalogo della biblioteca Delussu continua ad arricchirsi di titoli interessanti, come quello che vi proponiamo questa settimana: Cigni selvatici. Romanzo autobiografico di Jung Chang, racconta oltre alla vicenda familiare dell'autrice, la fase di transizione che porta il suo paese dal tardivo sistema feudale al regime comunista e ai prodromi dello sviluppo recente. La turbolenta storia del 900 viene descritta attraverso tre donne, rispettivamente la nonna, la madre e Chang stessa. Della prima - Yu Fang - ci viene presentata la durezza delle imposizioni familiari, quando ancora giovane diviene concubina di un generale per accrescere il prestigio della propria famiglia. Incinta di una bambina riesce a scappare e ad ottenere la libertà solo in seguito alla morte del marito, per poi sprofondare in un esaurimento nervoso da cui si riprenderà solo grazie alle amorevoli cure del dottor Xia, con cui si risposerà.
 A seguire si parla di De Hong (cigno selvatico in cinese), che trascorre la propria infanzia in un paese violentato dalla dominazione giapponese, nei confronti della quale nutrirà un inguaribile odio. De Hong diventerà militante del partito comunista e sposerà un convinto attivista.
 La loro figlia, autrice del romanzo, cresce negli anni in cui la Rivoluzione Culturale annienta ogni legame col passato sottomettendo il paese a un regime dispotico. Dapprima sostenitrice del Grande Timoriere Mao, diventerà successivamente accesa oppositrice, soprattutto a causa delle violenze subite dal padre, accusato di essere un traditore e recluso in un gulag.
 Cigni Selvatici è uno dei più importanti casi letterari degli ultimi decenni, con 13 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

 Jung Chang - Cigni Selvatici - Edizioni TEA, 1994 - 667 pagine
Collocazione: NAR.CHAN/NAR.CHAN BIS


venerdì 16 ottobre 2015

Inaugurazione Biblioteca Delussu - 24 ottobre 2015

Dunque ci siamo! Finalmente la Biblioteca Fabrizio Delussu si presenta al suo quartiere come realtà aperta ai suoi abitanti. Lo farà con l'inaugurazione di sabato 24 ottobre, quando a partire dalle 14.30 i cittadini di Borgo Vittoria e i torinesi in generale potranno venirla a conoscere. Siamo uno piccolo spazio che vuole crescere e che in sei mesi ha saputo già evolvere arricchendo il suo catalogo (che adesso conta oltre 2000 volumi) e organizzando il suo servizio. Consapevoli che molto c'è da fare, con entusiasmo pensiamo a un 2016 di novità e di opportunità, di cui terremo informati i lettori del blog e gli utenti della biblioteca.
 Per adesso si comincia sul serio, e lo facciamo con l'energia che contraddistingue chi lavora con passione per realizzare un sogno.
 Vi aspettiamo!

 



giovedì 8 ottobre 2015

Il libro della settimana - "Sherlock Holmes. La valle della paura" di Arthur Conan Doyle

Come tutti le storie di Conan Doyle dedicate al suo personaggio più famoso (e scomodo) anche questa si compone di diverse parti, in cui ciò che fa l'autore non è quello di condurre il lettore a scoprire chi è l'assassino, ma ce lo rivela quasi subito, non consentendogli di partecipare all'indagine. Sherlock Holmes nota indizi che non ci viene data la possibilità di vedere, ma questo non impedisce alle sue indagini di riservare una certa dose di mistero. Come nei romanzi precedenti, anche in questo non è importante chi uccide chi ma che cosa ha portato all'omicidio, rivelando alla base uno scenario di eventi inimmaginabili che celano macchinazioni internazionali. E' inevitabile se dietro ci sono sedicenti organizzazioni criminali e menti diaboliche, come quelle dell'acerrimo nemico di Holmes: il professor Moriarty.

 "Quell’uomo è il Napoleone del crimine, Watson, è l’organizzatore di metà del male e di quasi tutto ciò che rimane impunito in questa grande città".
 Ma in questa storia - l'ultimo romanzo scritto da Conan Doyle sul detective del 221B di Baker Street - ad agire è soprattutto l'organizzazione dei Vendicatori, decisa a eliminare il signor Douglas, che vive in un castello in stile medievale con tanto di ponte levatoio. E sembra riuscirci, tanto che Holmes sarà costretto a fare un sopralluogo sul luogo del delitto. Ma sarà davvero il signor Douglas l'uomo trovato morto e sfigurato nella sua stanza? E cosa si nasconde dietro il suo omicidio?

 Arthur Conan Doyle - La valle della paura - 1915 - 220 pagine
Collocazione: NAR.CONA.1



giovedì 1 ottobre 2015

Il libro della settimana - "L'uomo che sussurrava ai cavalli" di Nicholas Evans

Annie e Grace, madre e figlia, due donne che sentono il bisogno di fuggire o di nascondersi, di proteggersi. In seguito a un pauroso incidente a cavallo in cui è perita una carissima amica, Grace si rifiuta di mondare ancora uno stallone e sprofonda in un preoccupante stato di apatia che rischia di trascinarla nella cupa depressione. Per aiutare la figlia Annie l'accompagna nella fattoria di Tom Booker per aiutare la ragazza - e il suo cavallo Pilgrim - a superare il trauma. Tom, infatti, ha il dono di parlare con i cavalli e di aiutarli a riprendere fiducia nelle persone. Ma il "sussurratore" sembra allo stesso tempo in grado di liberare i cuori oppressi degli esseri umani e guarirli.
 Best sellers da cui è stato tratto anche un film di successo, questo romanzo ha negli impareggiabili scenari del Montana, nel difficile cammino di rivalsa personale e nel tema dell'amore impossibile i suoi punti di forza.

Nicholas Evans - L'uomo che sussurrava ai cavalli - anno 1007 - pagine 392
Collocazione: NARR.EVAN


giovedì 24 settembre 2015

Il libro della settimana - "Per amore, solo per amore" di Pasquale Festa Campanile

Avete presente cosa vuol dire amare qualcuno e sentire di non appartenergli? E' uno strano modo di amare, ma non se ne può fare a meno. E' successo anche ai migliori, a uno come San Giuseppe, ad esempio, umile falegname innamorato della sua Maria che si trova a diventare padre senza sapere come. Perché Maria è sterile. Ma il miracolo succede. Come rapportarsi con il prodigio che cresce nel grembo della sua sposa?
 Giuseppe racconta in giro che il bambino che sta per nascere e suo figlio, ma sente di non fare davvero parte di questo evento destinato a segnare ben più della sua vita e di quella della donna che ama.
 Pasquale Festa Campanile ci consegna un un romanzo memorabile, vincitore del prestigioso Premio Campiello, con personaggi teneri e spiazzanti, umani nelle loro semplici emozioni. In particolare la figura di Giuseppe il falegname giganteggia su tutte, mostrandoci il volto di un uomo umile, buono, spaventato dalla solitudine, dall'inadeguatezza della sua condizione, ma allo stesso tempo fiero di essere al centro di un evento che stenza persino a comprendere.

 Pasquale Festa Campanile - Per amore, solo per amore - Bompiani, 1983 - pagine 208
Collocazione: NAR.CAM


giovedì 17 settembre 2015

Il libro della settimana - "Il principe della nebbia" di Carlos Ruìz Zafon

Max è il figlio più giovane della famiglia Carver e per sfuggire ai bombardamenti che devastano l'Europa si rifugia con la sorella Alicia e i genitori in un piccolo villaggio sull'oceano. Ospitati in una casa abbandonata, scopre che i vecchi inquilini scomparvero misteriosamente e indaga sul loro passato per comprendere dove possano essere finiti.
 Alle spalle della villa, inoltre, c'è un giardino affollato di statue dall'aspetto inconsueto, sinistro, da cui Max si sente minacciato.
 E poi c'è una nave in fondo al mare, il misterioso e inquietante dottor Cain, che può realizzare i sogni ma in cambio di un pegno, e l'uomo che per realizzare il suo desiderio barattò il proprio figlio.
 La trama di questo romanzo fantastico per ragazzi è intrigante e avvincente, popolato da spiriti e presenze, da promesse e speranze, da maledizioni e riscatti. Ai confini tra il gotico e l'horror, Il principe della nebbia è il primo romanzo di Ruiz Zafon tra quelli pubblicati in Italia, la storia con cui inaugurò il suo ciclo di libri per ragazzi in cui tema dominante è la forza che risiede nelle nuove generazioni e che le sprona a correggere gli errori e gli orrori del mondo degli adulti. Proprio per questo è una lettura adatta a tutte le età che non mancherà di sorprendere anche i palati più esigenti.

 Carlos Ruìz Zafon - Il principe della nebbia - Mondadori, 2002 - pagine 140
Collocazione: NAR.RUI




giovedì 10 settembre 2015

12 SETTEMBRE SI RIAPRE!

Cari lettori e librofili

la Biblioteca Delussu riapre sabato!

I vostri bibliotecari di zona via aspettano!
Dalle 16.00 alle 18.00

Intanto vi stiamo preparando un anno di sorprese!

Venite a trovarci!



lunedì 27 luglio 2015

CHIUSO PER FERIE!

Gentili amici utenti, 

la Biblioteca Delussu da sabato 1 agosto sarà chiusa per ferie!

Vi invitiamo a non privarvi della compagnia di un buon libro, durante queste vacanze.
Noi sicuramente ci concederemo delle buone letture...

Stiamo pensando per voi un anno di grandi sorprese!

A presto!

I vostri bibliotecari

 


venerdì 24 luglio 2015

Il libro della settimana - "Il nido al di là dell'ombra" di Renato Pestriniero



Valerio Sagredo arriva a Venezia convocato dal sedicente Marcandrea Canal, uomo in vista noto per la sua vita mondana e i molteplici affari. Il mecenate vive in un ricco palazzo lambito dalle acque della laguna che sembrano minacciarlo come un faro della Normandia le mareggiate dell’oceano. Ma non solo, l’edificio si contraddistingue per il numero incredibile di stanze, in cui sembrano celarsi presenze invisibili agli occhi, mentre il passaggio da un piano all’altro cela inspiegabili cambiamenti di paesaggio.
 Dal suo arrivo a Venezia la vita di Valerio si arricchisce di mistero tanto da renderlo protagonista di eventi inspiegabili per una mentalità pratica come la sua. La stessa comparsa di Serena, giovane disegnatrice che si dimostra interessata a lui e che immancabilmente finirà per attrarlo a sé, appare “studiata”, come se forze oscure cospirassero a favore di quell’incontro.
 E poi c’è un quadro conservato a San Rocco, un trittico realizzato da un pittore anonimo dal inquietante titolo: Le tre morti di Aloysius Sagredi.
 Cosa lega Valerio al protagonista dell’opera il cui cognome è così simile al suo?
 Questo romanzo attraversa tutti i generi del fantastico, abbracciando il mistery e il fantasy , il surreale e l’horror, a metà strada tra Lovecraft e Topor.
 Pubblicato una prima volta nel 1986, aggiudicandosi il Premio Nazionale Tolkien, è stato recentemente ristampato con il titolo Le tre morti di Aloysius Sagredi.

Renato Pestriniero - Il nido al di là dell'ombra - 132 pagine - Anno: 1986
Collocazione: NAR.PEST

 

venerdì 17 luglio 2015

Il libro della settimana - "Comunque vada non importa" di Eleonora C. Caruso



Darla è una ragazza di 22 anni che vive nella Milano di periferia, quella con tante storie chiuse in casa dove il mondo sembra sospeso tra social e tv. Non proprio la capitale della moda e della finanza, non per la protagonista che sembra odiare la città e la percepisce come una gabbia in cui è arduo socializzare e costruirsi un futuro.

 Ma Darla è anche una ragazza che fa difficoltà a creare legami, non crede nell’amore e riserva giudizi schietti tali dal renderla impopolare e spesso antipatica. Non dialoga con il padre quasi assente, comunica poco anche con il fratello Andrea, da sempre considerato il cocco di casa, il figlio di cui ogni genitore non può che essere orgoglioso… non proprio come Darla, che viaggia in direzione ostinata e contraria, ha più dimestichezza con i personaggi di carta o di celluloide che con le persone reali e passa le ore davanti al video del computer.

 Fino a quando la vita non bussa alla porta a porgere il conto e non si può far finta di non sentire e girarsi dall’altra parte.

 C’è Alessandro, che come un vento impetuoso spalanca la finestra e fa entrare l’aria, l’uomo a cui forse Darla vorrebbe legarsi se non fosse il compagno di Andrea, quel fratello che d’improvviso si ammala e frantuma le certezze di una ragazza sospesa nel tempo, costretta a confrontarsi con la sofferenza e la privazione.

 Comunque vada non importa è il libro rivelazione della giovane autrice piemontese Eleonora C. Caruso, alla sua prima prova editoriale. Amante di manga, anime e cosplay, la Caruso propone un romanzo spiazzante e crudo, che fa riflettere sulla paura di crescere e l’esigenza di trovare un proprio posto nel mondo.

Elenora C. Caruso - Comunque vada non importa - Anno 2012 - 220 pagine
Collocazione: NAR.CARU




mercoledì 15 luglio 2015

BookCrossing e Little Free Library



In Italia ci sono più scrittori che lettori. A dirlo non è la statistica, ma un’idea diffusa che a volte cavalcano persino gli editori. Quello che è certo è che in Italia si legge poco. Ben vengano allora le iniziative volte a promuovere la lettura, come la nostra biblioteca si sforza di fare in un quartiere popolare come Borgo Vittoria.
 Spulciando tra giornali e servizi televisivi, tuttavia, si scopre come la lettura sia diventata un ambito di azione sociale in cui si stanno sperimentando progetti creativi molto interessanti e innovativi. In realtà in Italia ci si limita a importare idee nate all’estero, ma che ugualmente hanno il valore di combattere la poca affezione che nutre il nostro popolo verso i libri, fino a rappresentare una vera e propria emergenza sociale.
 Potremmo cominciare dal BookCrossing,  un fenomeno nato nel 2001 in Inghilterra mutuando il termine da bookcrossing.com, una sorta di club dei libri gratuiti on-line. Dal 2004 è diventato un vocabolo accolto nel Concise Oxford English Dictionary.
 In sostanza la pratica del BookCrossing, molto diffusa in Europa e in Italia, consiste nell’abbandonare i libri dove capita per metterli a disposizione della collettività e facilitare lo scambio di letture. Chi lo desidera può scegliere di lasciare i libri su una panchina, sul tavolino di un bar, su un muretto nella speranza che qualche fortunato decida di portarli a casa, leggerli e posarli in un altro posto, proseguendo la catena.
 Il BookCrossing, però, negli anni si è organizzato in una vera e propria rete strutturata con i più fantasiosi supporti come scatole, cassette o carretti su cui è possibile depositare i libri, prendendo e donando volumi da far circolare.





Nel 2009 in America sono nate le Little Free Library, cassette simili a quelle della posta disseminate nei parchi in cui è possibile prendere e lasciare volumi. L’ideatore è Todd Bol, imprenditore del Wisconsin che ha fatto proseliti in tutto il mondo, compresa l’Italia, dove le reti di Little Free Library stanno nascendo nei parchi come in spiaggia. 

 













 
 
Il primo progetto nostrano risale al 2012, per merito di Giovanna Iorio, che installò la sua cassetta in un parco romano. Altri sono stati realizzati in Lombardia e Puglia, anche con il supporto delle biblioteche civiche.


 C’è da sperare che questo nuovo fenomeno possa diventare in pochi anni una vera e propria rivoluzione che avvicini la gente ai libri e li incoraggi a frequentare i luoghi in cui i libri aspettano solo di essere letti, a costo zero, come le biblioteche.
 

sabato 11 luglio 2015

Il libro della settimana - "Il cappotto di Astrakan" di Piero Chiara

1950. Andare a Parigi in quegli anni era, per chi abita nella provincia italiana del dopoguerra, per di più in riva a un lago - fosse anche il Maggiore - dove la quasi immobilità dell'acqua sembra contagiare la routine della gente... andare a Parigi, dicevo, era "come darsi a un mestiere, a una professione o a un corso di studi. Vivere in quella gran città voleva dire imparare, capire il mondo, fiutare il vento. L'avervi passato qualche anno e magari soltanto qualche mese, poteva dare gloria per tutta la vita anche a un tipo qualunque, solo che avesse saputo raccontare le sue gesta, immancabili, perché nessuno poteva vivere a Parigi senza capitare dentro casi e vicende degne di venir raccontate".
 Il protagonista de Il cappotto di Astrakan - una voce narrante che non ha nome, un uomo sulla quarantina che manca dalla Francia - e da Parigi - da vent'anni, per via di passati burrascosi in quella terra straniera, decide di attraversare il confine e avventurarsi nella Ville Lumière. Il primo contatto con la capitale francese è l'appartamento di un'anziana signora, madame Lenormand, che non ospita in casa estranei ma sembra fare un eccezione per l'italiano, d'aspetto troppo simile al figlio Maurice, fuggito in Indocina.
 E poi c'è la bella, sfuggente Valentine, che l'uomo riesce a fermare per strada con la scusa di voler imparare la lingua, dopo averla spiata dalla strada specchiarsi nuda nella sua stanza.
 La relazione con Valentine permette al protagonista di scavare nei suoi ricordi e svelare segreti che lo trascinano in uno spiazzante gioco delle parti, punto di forza e chiave di lettura del romanzo.
 Chi è veramente Maurice e come mai l'uomo che ora occupa la sua stanza, in compagnia del geloso e sornione gatto Domitien, si sente attratto dal suo diario? 
 La risposta è nascosta in un cappotto di Astrakan, che l"eroe" del romanzo indosserà per affrontare i rigori dell'inverno parigino e che sembra legare, come i fili di una ragnatela, tutti i personaggi della storia.

Un estratto:
"Se mi chiedi di un motore," cominciò con calma Ferdinando "di un piano velico, d'un tipo di fasciame piuttosto che di un altro o di vernici, posso parlare per ore, ma in fatto di donne ho imparato a non dare consigli di nessun genere. Vedi questa barca? Probabilmente non la metterò mai in acqua. Ci ho cacciato dentro tanto di quel metallo, che pesa almeno due quintali più dell'acqua che sposta. [...] Non è più una barca, è un macigno, un "corpo morto", un sasso che messo in acqua calerebbe subito a picco. Ma non importa. Per me ha incominciato il suo viaggio fin da quando ho ribattuto il primo chiodo. Continuerò ad arricchirla di "manovre" e di comodità, finirò col farla diventare magari un sottomarino, ma non la metterò mai in acqua, perché non è più una barca ma un sogno. Ebbene, così è Valentine per te. L'hai caricata di troppi pesi..."

Piero Chiara - Il Cappotto di Astrakan - Anno 1978 - 190 pagine
Collocazione: NAR.CHIA


domenica 5 luglio 2015

Il libro della settimana - "Il pettirosso" di Jo Nesbø

La Biblioteca Delussu - che al momento conta oltre 1800 volumi - vanta un ricco catalogo di narrativa che spazia su tutti i generi, con romanzi di autori di ogni estrazione e provenienza culturale.
 Questa settimana proponiamo un romanzo thriller firmato da uno degli autori scandinavi più conosciuti nel nostro paese (e chiaramente più apprezzati in patria). Il libro è Il Pettirosso di Jo Nesbø, cinquantacinquenne scrittore di Oslo creatore di diversi personaggi popolari tra cui Harry Hole, di cui questo libro racconta la prima indagine. Poliziotto turbolento e cinico, per via di un'operazione molto contestata perde il posto e viene spedito a smistare scartoffie nell'ufficio in fondo al corridoio del reparto più isolato della sezione. Fino a quando gli capita tra le mani una lettera che parla del ritrovamento in un bosco della provincia di un fucile di ignota provenienza e di rara fattura che si scopre essere di proprietà di un anziano signore del posto. Dal momento che il legittimo proprietario non saprebbe neanche come usarlo, Hole decide di indagare, insospettito dal ritrovamento di un'arma molto pericolosa che potrebbe insanguinare i giorni in cui a Oslo si celebra la festa nazionale. 
 La trama è ricca di flashback,  con rimandi alla Seconda Guerra Mondiale, a una vicenda che sembra collegata a quella - non priva di adrenalina - in cui l'indomito poliziotto si trova coinvolto. Si dipana un intreccio serrato e spiazzante che avvince i lettori fino all'inaspettato finale.

 Una buona lettura per conoscere un autore culto in Norvegia e in Europa.

Jo Nesbø - Il pettirosso - Anno 2009 - 490 pagine
Collocazione: NAR.NESB


lunedì 29 giugno 2015

Lettura come terapia?

La "biblioterapia" è una disciplina - accademicamente non ancora riconosciuta - nata a Londra, che si basa sul pensiero dello scrittore Alain de Botton. Che funzioni non è ancora certo, ma sicuramente si sta diffondendo in mezza Europa.
 Che leggere faccia bene, tuttavia, è risaputo, e non c'era bisogno che qualche venditore di fumo si inventasse trattamenti costosi (si parla di 110 dollari a seduta) per dimostrarlo. Leggere consente di documentarsi sulle dinamiche del mondo, accrescere la propria cultura, formare la propria identità, aumentare la consapevolezza di sé e degli altri e, naturalmente, vivere altre vite.
Le ragioni del leggere - proposte dai "biblioterapisti" e  riportate dal giornalista Martín Caparrós in un articolo firmato per "Internazionale", sono tuttavia condivisibili da chiunque ami o promuova la lettura:

- Leggere sembra una perdita di tempo, ma in realtà è un enorme risparmio, perché ti presenta un ventaglio di fatti ed emozioni che impiegheresti anni o secoli a vivere.

- Leggere è come entrare in un simulatore di vita che ti porta a testare ogni tipo di situazione.

- Leggere ti fa capire magicamente come vedono le cose gli altri e ti mostra le conseguenze delle tue azioni.

- Leggere ti fa sentire meno solo, perché qualcuno è riuscito a raccontare per iscritto emozioni e sentimenti in cui puoi riconoscerti e che ti descrivono meglio di come tu riusciresti a fare.

- Leggere ti prepara a ciò che la crudeltà del mondo moderno definisce “fallimento”, mostrandoti la falsità e la banalità di ciò che questo mondo chiama “successo”.

A queste sicuramente se ne potrebbero aggiungere molte altre, infinite forse, perché ciascuno di noi ha le sue buone ragioni per non stancarsi mai di leggere libri, sempre e ovunque capiti di averne l'occasione.



lunedì 22 giugno 2015

New Entry alla Delussu

Cari utenti, ecco alcune delle nuove acquisizioni della biblioteca Fabrizio Delussu, prossima a tagliare il traguardo dei 2000 volumi. Ma sicuramente il nostro catalogo crescerà ancora. Al momento stiamo procedendo con la registrazione dei nuovi libri e quanto prima potremo fornirvi il catalogo aggiornato che vi invitiamo a consultare per scegliere cosa leggere quest'estate. 
Le ferie si avvicinano e uno dei libri sotto l'ombrellone potrebbe essere uno dei nostri!
Vi aspettiamo come sempre tutti i sabati, dalle 16.00 alle 18.00!

lunedì 18 maggio 2015

Lunedì Culturale: ultimo appuntamento

Lunedì prossimo, 25 maggio, termineremo gli appuntamenti dei Lunedì Culturali.
Siamo felici della partecipazione che c'è stata e degli ospiti che sono venuti a trovarci: abbiamo iniziato con Alessandro Del Gaudio, abbiamo proseguito con il giornalista Emanuele Franzoso, siamo stati lieti di promuovere l'opera prima di Cristina Bo e, infine, abbiamo avuto l'onore di dialogare con il teologo Ermis Segatti. Grazie a tutti!
Per concludere, parleremo di poesia con Matteo Bergamaschi e, accompagnati da musica dal vivo, leggeremo alcuni brani tratti dal suo libro La grande città.

L'autore
Matteo Bergamaschi (1987) si è laureato in Filosofia presso l’Università Cattolica, e ha conseguito dottorato di ricerca in Studi Umanistici presso il medesimo ateneo. Attualmente è docente incaricato presso la Facoltà Teologica di Torino, e docente invitato presso la Pontificia Università Salesiana di Torino. È autore di raccolte poetiche, come La grande città e Come il vento e la sabbia, e di saggi, come Dire io (con C. Pallard), Benedire. I poeti (con I. Menso) e Il segno intrattabile (con D. Navarria).

Il libro
«Dio è morto!», grida il folle di Nietzsche, un grido che attraversa lancinante l’intero Novecento. «E forse anche l’uomo è morto»: eco del terribile grido. O forse no. Forse, per le vie della Grande Città - che è un po’ Roma, un po’ Gerusalemme, un po’ Babilonia, un po’ la città postmoderna – l’uomo e Dio si incontrano ancora, in modo sempre antico e sempre nuovo. Dio cammina per le vie della città degli uomini; e pare di sentire la cadenza del suo canticchiare, la sua andatura che si affianca a quella dell’amico, del compagno umano, assumendone il ritmo, la lena, i colori caldi e terrosi, e perfino gli odori che si spandono nella polvere delle vie, degli avvenimenti, che incidono, come un solco, la storia sul viso di chi è per via, sulle rughe delle sue mani. Al di là di ogni retorica! Sì, in questa città è custodita la promessa di Dio, e il Messia cammina per le vie della Grande Città dei figli degli uomini, dei figli di Dio. Dio è dunque morto? Ma non senti il rumore dei suoi passi? Proprio ora, cammina sul selciato.

I brani
[La Sulammita]

3
Oh!, Sulammita, come sei bella,
come sei bella, Sulammita,
che radiosa danzi, e profumata di grazia!
quanto disiai che il mio cuore riposasse adagiato al tuo seno,
quanto disiai, Sulammita, estasiato di vederti ancora danzare,
d’ascoltare, ancora una volta,
il tepore della musica nella tua voce,
mentre il fiato delle tue parole si mischiasse col mio,
sì che ne discernessi il sapore!
Sulammita, Sulammita…
chi è bella infatti come la Sulammita,
che cosa al mondo e sopra di esso
può eguagliare la bellezza della Sulammita?
Sulammita,
mi chiedo se, pellegrino per le vie di questo mondo intricato,
ho mai ricercato qualcosa
che non fosse il tuo sguardo,
se al mondo io non abbia che cercato i tuoi occhi
nel fondo del mio desiderio,
se il tuo sorriso non fosse quanto cercai con altre vele,
mentre andai dicendo d’altri porti.
pure, Sulammita, Sulammita mia, mia bella,
io cercavo un volto, un sorriso
di fronte ai quali il cuore e l’affetto
si destassero nella meraviglia!
non cercavo i tuoi occhi, Sulammita,
cercavo i miei,
cercavo i miei occhi specchiarsi nei tuoi,
cercavo me,
me,
- ancora!
ma no!, non posso pensare che l’amore sia tutto qui,
qualcosa in me si desta a protestare contro tutto questo!
cos’è dunque l’amore, Sulammita?,
un accovacciarsi l’un appresso all’altra,
in una tana di bestie,
mendicare un po’ di calore
in un buco scavato nel fango?
no, non è questo l’amore, non può essere questo;
e se fosse tutto qui, io non ci starei,
me ne andrei dal mondo e dal suo inganno.
perché se anche mi avvoltolassi in quella tiepida tana,
se mi accostassi alla dolcezza di questo casto tepore,
alla dolcezza del tuo profumo,
alla carezza silenziosa di quegli occhi che mi sorridono
e che forse sono l’unica cosa che voglio
- non è qui.
non è qui quello che cercavo,
mi sarei detto nella pena d’una veglia pensosa,
in cui tu, Sulammita, non avesti potuto voler di vegliare al mio fianco.
a lungo, Sulammita, ho vagato, insonne e fuggiasco,
per le vie di questa Grande Città,
a lungo sono passato di sotto alla tua finestra,
e il mio cuore ha sospirato pensando a te, a se stesso,
pensandoti bella che riposavi pensosa stringendo il cuscino.
ma poi, Sulammita, ho visto che al tuo balcone si affacciava la bestia, l’affetto, la tana.
gli occhi non sono puri, perché io non avevo capito che cos’è l’amore.
e allora lascia, Sulammita,
lascia che vada,
non piangere, Sulammita,
ma lascia che vada,
finché io non veda,
finché io non torni,
finché non abbia incontrato l’amore.



5
Venite, il Messia!
il Messia passa per le vie della Grande Città!
si destavano le vie della Grande Città;
si schiudevano i vicoli e i budelli senza nome,
perché il Messia, in quel giorno qualunque,
il Messia passava per le vie della Grande Città.
passava il Messia in quel dedalo senza memoria,
pregno dell’odore di arti e mestieri,
adorno, da un capo all’altro,
dei poveri panni degli ultimi,
che, stesi, cingevano come festoni il viottolo.
com’era bello quel Messia,
così docile, così mansueto, come il puledro dell’asina;
com’era bello quel Messia,
 – e tutta la gente scendeva,
e usciva dalle case patinate dal tempo,
scendeva per le strade della Grande Città
a salutare quel bel Messia,
e batteva le mani,
e ridevano, nei loro abiti semplici,
offrendogli le ore,
le opere e i giorni che lui solo poteva serbare.
ridevano, nei panni della loro fatica,
nei loro panni sudati e dimessi,
ridevano, perché il Messia era passato di là,
e c’era anche Rahab, la prostituta,
e gli tendevano le mani ruvide e scabre.
com’era bello quel Messia che li capiva, e li stava a sentire,
quel Messia sorridente tra gli ultimi e i poveri,
lui stesso ultimo e umile.
com’era bello quel Dio che si incamminava
sui sentieri stretti e sconnessi della Grande Città,
quelle vie di cui si vergogna la storia,
ma non il Messia!
com’era bello quel Messia fatto di carne e di tempo!
i suoi tratti, i suoi lineamenti,
si intrecciavano con quelli dei mille volti rugosi e umiliati,
e nel suo nome lasciava echeggiare quei mille nomi,
nomi semplici, come il suo,
che narravano la storia dei loro semplici avi,
le speranze e le illusioni delle genti dei viottoli della Grande Città.
quel bel Messia raccoglieva e custodiva nel suo mistero
i segreti di quei nomi, dei cuori
che lui solo conosceva,
li raccoglieva e li portava con sé,
riscattando le loro piccole ore,
mentre passava per le vie della Grande Città.
oh, Grande Città, che tu non possa mai cessare
d’innamorarti e di stupirti di questo buon Messia!
Venite, il Messia!
il bel Messia passa per le vie della Grande Città!



16
Canterò quest’oggi
dell’amore di una donna,
sì, quest’oggi ho in cuor di cantare,
e canterò,
di come ama una donna.
canterò di una donna
che andava al pozzo,
rigando la sabbia coi suoi passi,
rigando di lacrime il suo viso.
Perché piangi, donna?
dimmi, Lia, perché piangi?
Piango perché i miei occhi
non sono belli, Signore,
piango perché il mio uomo
guarda gli occhi di Rachele;
“perché piangi, Rachele?”,
domanda Giacobbe,
– e Lia? Perché mai lo ha chiesto,
che piange sola tra le stoviglie, in cucina,
che piange, e invoca il suo uomo?
e se il mio cuore dolente,
se il cuore della donna abbandonata
ha un diritto davanti al tuo trono,
ti griderò flebile fra queste mie lacrime:
Alzati, Messia, vieni, e sii Dio
anche qua,
vieni, e sii Dio
fra le stoviglie e sui miei occhi.
e i singhiozzi le scuotono il fragile petto,
il petto di creatura che ricerca il tuo amore,
e un velo di lino
ne avvolge pietoso l’amaro dolore.
le disse il Nazareno:
I tuoi occhi, Lia,
io non posso mutare,
e quello sguardo
te lo darà soltanto il tuo uomo, 
e non un altro al suo posto,
giacché al suo cuor l’ho rimesso;
ma ora guardami, donna,
non temere, perché io sono con te,
non smarrirti, perché sono io il tuo Dio;
non temere, io sono il Dio di Lia,
e dei suoi occhi,
e il mio cuore oggi ha desiderato
che il mio sguardo riposasse sui tuoi occhi.
rideva la donna, rideva e piangeva,
in ginocchio, e baciava i piedi del Messia,
e il suo crine asciugava
ciò che le sue lacrime avevan mondato.
le carezzò il viso il Maestro:
Verrà un giorno, Lia,
quando si avvicinerà la mia ora,
che sarò solo, e i miei fuggiranno;
allora mi guarderai tu,
io cercherò i tuoi occhi,
e tu mi darai il profumo,
l’unguento di nardo di Lia!
E ovunque diranno di me,
narreranno anche di te, dei tuoi occhi,
e del tuo amore di donna,
che come l’incenso si spande,
come il profumo del nardo.


[Il Grano]

18
Come sono belli i granai della Grande Città,
ove della nera terra il frutto raccoglie,
del sudore e dell’opera,
e dove convengono i figli e le figlie del mio popolo.
e io mi soffermai un giorno
sulla soffitta di un granaio della Grande Città,
mentre l’intenta pietà d’un officio laborioso
celebrava di sotto
la pace e la franca esistenza dei figli dell’uomo;
mi soffermai un giorno
accanto al rosone di quel tempio pietoso,
e stesi il mio sguardo sui campi del grano.
e quel giorno disiai, mio Signore,
che io fossi come il grano;
quel giorno disiai
che come le spighe del grano
fossero tutti gli uomini.
com’è bello, Signore,
il pane, frutto di tanta fatica,
di tante mani,
che su questi colli dorati,
impasta le opere e i giorni dei figli dell’uomo,
e nella sua fibra s’intreccia
il nudo e concreto abitare dei figli del mio popolo;
e l’eco del canto dei campi,
della mietitura e degli uccelli del cielo,
mi sussurra la voce tua dolce:
E il pane, sono Io;
e io rimembro, nel santuario dell’opera delle mani dell’uomo,
e guardo i miei intenti fratelli,
il cielo, i tuoi campi,
le vie della Grande Città,
e odo ancora la tua parola, che dice:
Tutto ti parla di Me!
il mio calice trabocca,
–m’allora il mio cuore
irretisce un altro pensiero,
e penso all’ultimo covone,
a come sarebbe bello
se via mai non fosse portato,
se questa vendemmia
durasse in eterno,
e non udissimo mai
i rintocchi del vespro,
quanto torneranno i fantasmi,
le angustie notturne, che il mattino dissipa;
come sarebbe bello se, per quei campi,
i padri non posassero mai dalle spalle i loro bambini,
e non si spegnesse mai il riso alla donna
rivolto al bambino, che annoda
il suo segreto e quello del padre,
intanto che stringe la mano al suo uomo,
vuole sentirne la carne,
la loro unica carne,
in cui hai inciso la tua promessa; 
come vorrei che il sorriso tingesse sempre le gote
alla vergine, quando vede quel bimbo,
e sulla veste si passa le mani,
quando nessuno la vede,
sul pudico grembo, mentre il disio
un gesto volge allo sposo promesso;
un dì gli mormorerà:
Sei il babbo della nostra creatura;
e lui, al proprio petto,
poserà il capo di lei,
che ora cinge regale
il fazzoletto della mietitura.
mi innamora, Signore, questa visione di gioia e di pace,
e io penso che dunque più bello è il sogno,
e forse sarà un giorno così
nella Gerusalemme del cielo,
quando ti vedremo su quei campi
e canteremo insieme
del mietitore queste nostre canzoni;
pure, si storna il mio cuore,
e ritorna alle crepe nel muro,
e penso che forse un segreto dell’opera
custodiscono più grande e più antico.
forse più belle sono le crepe nel muro
delle loro case, cui faranno ritorno,
le dimore in cui le cose non andranno bene,
– ma ecco che i figli e le figlie del mio popolo
riannoderanno il nodo del tempo,
ed ecco che quella mietitura non sarà passata invano;
questa è l’opera con cui intessono i campi ed il Regno
i figli e le figlie del tuo popolo!