Vivi nella provincia in mezzo alle ferriere. Sarà pure la Toscana, ma quando uno di fuori arriva nella terra dei poeti e degli artisti immagina Firenze, Pisa, Siena. Non può credere che possa esistere un posto come Piombino, una città fabbrica sul mare con a un tiro di schioppo...o di ferryboat, l'Isola d'Elba.
Francesca e Anna lo sanno e osservano il mare dalla finestra, quando lo odiano e lo amano, forse perché sentono la fuga a portata di mano e invece non riescono ad andare via. E allora evadono come gli viene di fare, usando la loro bellezza per abbandonarsi a sfrenati passatempi ed entrare nel misterioso mondo degli adulti che immaginano così vicino e vedono così lontano.
Un po' come l'Isola d'Elba.
Ma Piombino è un piccolo cosmo di anime senza direzione, un concentrato di mondo, una prigione di acciaio dove non ci sono sbarre, ma solo ciminiere, quelle della Lucchini, che veicola i destini di molti, anche di coloro che nelle fabbriche non ci lavorano.
Caso letterario del 2010, Acciaio è la prodigiosa opera prima di una narratrice di razza, Silvia Avallone, biellese di trent'anni o poco più. Tradotto in più di venti paesi, dall'Europa all'America, dal Giappone al Brasile, ha vinto il Premio Campiello nella sezione autori esordienti e si è classificato secondo allo Strega, prima di diventare un film con Michele Riondino e Vittoria Puccini.
Silvia Avallone - Acciaio - Rizzoli, 2010 - 370 pagine