Michele è come tutti gli uomini di talento un irregolare ma non tutti hanno la fortuna di scoprire il talento e la capacità di realizzarlo. Nato a Orsara il 14 settembre del 1945, all’età di 10 anni il futuro 'sarto dei presidenti' si trasferì con tutta la famiglia all’ombra della Mole. Ne aveva 18 quando vinse la borsa di studio come ‘miglior lavorante d’Italia’. Una progressione inarrestabile che nel 2004 gli valse le 'Forbici d’Oro', riconoscimento dell’Accademia Nazionale dei Sartori. Michele Mescia oggi ha 69 anni e continua a dirigere con successo la sua bottega di alta sartoria in via Bertola a Torino. Ha tagliato e cucito abiti per il presidente della Fiat John Elkann, per i presidenti della Rai, della Ferrari, della Piaggio. 'Ero e resto un artigiano, anzi, nu cusutore, come si dice al mio paese. Un uomo che ama il suo lavoro e per ogni cliente ha un occhio di riguardo, sapendogli consigliare cosa è giusto per lui, dando vita così a vestiti di alta sartoria'". (E. Franzoso)
Ecco una breve presentazione a cura di Massimo Gramellini presso la Sala Stampa del Comune di Torino:
https://www.youtube.com/watch?v=yN6ckQfelyc
Alcuni estratti del libro:
INTRODUZIONE
Se
questa storia fatta di scommesse, sacrifici e traguardi fosse una favola,
comincerebbe così: C’era una volta un ragazzino pugliese con una giacca doppiopetto
e un paio di braghe corte, con le “pezze”. Aveva un sogno: diventare un grande
sarto ma molte difficoltà complicarono l’impresa... Il protagonista di questo
libro è Michele Mescia, emigrato da Orsara di Puglia a Chivasso, in provincia
di Torino, con genitori e fratelli. Erano gli anni Cinquanta e i Mescia erano
una delle tante famiglie italiane in difficoltà, pronte a lasciare la propria
terra pur di sognare una vita migliore. Il giovane Michele non ha mai nascosto
la sua passione per il lavoro artigianale e grazie alla determinazione propria
del suo carattere è arrivato a coronare il suo sogno. Premiato con le Forbici
d’oro nel 2004 Michele Mescia è annoverato fra i migliori sarti italiani. Tra i
suoi clienti figurano volti noti della televisione, cantanti, medici affermati,
presidenti di grandi aziende, banche e fondazioni. Chi indossa i suoi abiti
spesso poi lo ringrazia per avergli portato fortuna nella carriera o nella
vita. Nonostante la sua clientela invidiabile e i numerosi riconoscimenti, lui si
racconta con semplicità mettendo in luce i pregi e i difetti del suo ricco
percorso di vita. Dalla Puglia a Torino, il viaggio di Michele Mescia, iniziato
a metà del Novecento, non è mai terminato. E questa è la storia di un “semplice
cusetore” dalle forbici d’oro. Una storia italiana con tante pagine ancora da
scrivere.
IL VIAGGIO AL NORD
Il
mare e il mostro d’acciaio
Il
dopoguerra e il boom economico che non esplode mettono in ginocchio il
Meridione e costringono anche la famiglia Mescia a convivere con difficoltà
quotidiane. Mentre nel nord Italia cominciava la ricostruzione sulle ceneri del
conflitto mondiale e iniziava a intravedersi qualche spiraglio di benessere, la
situazione al sud era drammatica. Restare era difficile, emigrare un lusso. Chi
poteva permetterselo partiva per l’America, l’Australia o nella più vicina
Svizzera. Altri raggiungevano le grandi città come Milano e Torino.
I
PRIMI PASSI
Le
mie forbici
Michele
Mescia rivela un aneddoto legato al primo paio di forbici da sarto, acquistato
a Chivasso nella ferramenta di Gianola con le prime mance ricevute: «Ancora oggi
mi capita di chiedere ai miei lavoranti di passarmi “le mie forbici”
riferendomi, come loro ben sanno, a un paio ben preciso: furono tra le prime
che utilizzai in gioventù e per alcuni passaggi si rivelano anche oggi molto
affidabili. Sono consapevole di non essere padrone di nulla perché credo che
tutto ciò che di materiale esiste, appartenga al mondo e non a noi. Per questo
ci sono poche cose che considero mie, tra queste ci sono sicuramente le mie
forbici».
IL MILITARE SARTO
Encomi
solenni
Era
il 1966 quando Michele Mescia prestò servizio nell’esercito. Fu inviato in
Toscana nell’areonautica militare proprio nell’anno dell’alluvione di Firenze
quando il “militare sarto” si distinse per la sua condotta e il suo impegno,
come documentano gli encomi ricevuti. Fu anche il periodo di passaggio di
cariche nel Ministero della Difesa tra Giulio Andreotti e il successore Roberto
Tremelloni: entrambi incrociarono in qualche modo le vicende del nostro sarto
che pur senza titoli accademici, riuscì a distinguersi anche durante il
servizio militare. Questione di stile, intraprendenza e capacità.
I VIAGGI
Gli
anni Settanta
Il
viaggio è una costante nella vita di Michele Mescia. Negli anni Settanta, in
particolare, il nostro sarto inizia a viaggiare, dagli Stati Uniti all’est
europeo, in cerca di stimoli. Dall’America, con le sue opportunità e i
sacrifici delle comunità italiane all’estero, fino a Romania e Polonia dove si
inizia “a strizzare l’occhio” alla moda occidentale, passando per Madrid città
in cui Mescia partecipa al convegno dei maestri sarti.
IL MODELLO ELKANN
La
svolta
L’incontro
tra Michele Mescia e Alain Elkann segna una svolta decisiva nella costruzione
di uno stile classico, senza tempo, tipico delle persone di classe:
quell’eleganza non appariscente ma molto raffinata e distinta anche grazie a
dettagli particolari e curati. L’incontro fra il sarto e l’uomo di cultura si
rivela determinante dal punto di vista dell’evoluzione professionale di Michele
Mescia.
IL SOGNO DI UNA VITA
La
conquista delle forbici d’oro
Le
forbici d’oro sono sempre state il suo sogno, già da ragazzino. Nel suo
percorso Michele Mescia ha ricevuto numerosi riconoscimenti, premi e
gratificazioni ma quell’obiettivo raggiunto con tanta dedizione è stata la
verifica di una vita intera. L’ingresso nell’Olimpo dei sartori tuttavia -
l’Accademia Nazionale dei Sartori che eredita la tradizione dell’Università dei
sartori fondata nel 1575 da papa Gregorio XIII - è stato anche ricco di
ostacoli.
IL SARTO DEI PRESIDENTI E NON SOLO...
Da
Enzo Siciliano a Gianna Nannini
Quando
è uscito un articolo che parlava di lui come “Il sarto dei presidenti” Michele
Mescia rivela (ridendo) che «a quel punto, sono insorti i direttori». Fra i
clienti che si sono serviti e continuano a vestirsi nella sartoria di via
Bertola, infatti, ci sono molte personalità e non solo presidenti di grandi
aziende, fondazioni, banche ed enti. Ci sono numerosi direttori di giornali,
fondazioni e banche, personaggi della cultura e dello spettacolo. «L’arciduca
Martino d’Austria, il presidente dell’Orient Express, quello della Piaggio...»,
mentre cerca di ricordarli tutti senza riuscirci, Mescia si emoziona, ride e
racconta gli aneddoti quasi come si trattasse di un’altra storia letta in un
libro o vista in un film. Ma è la sua vita. Sarto e uomo, appassionato di
cultura e confidente di molti personaggi illustri: Michele Mescia è tutto
questo. Ma se qualcuno gli chiede di spiegare il suo mestiere, la risposta è
semplice, come lui: «Faccio abiti da lavoro, nel senso che i miei vestiti e i
miei cappotti sono indossati in occasioni ufficiali e principalmente lavorative».
I VALORI
La
famiglia e la passione
I
ricordi di Michele Mescia e le sue considerazioni sulla vita, la società e i
valori sono pressoché inesauribili. Durante questa lunga intervista che si
sarebbe potuta trasformare in un avvincente romanzo di formazione, il sarto
dalle forbici d’oro non smette mai di regalare aneddoti e di offrire preziosi
spunti di riflessione, frutto della sua esperienza di vita semplice e nello
stesso tempo unica. A tratti incredibile. La famiglia, le persone incontrate,
la politica e ancora l’indimenticata Orsara di Puglia, che ritorna sempre,
arrivando fino al futuro della professione sartoriale: tutto concorre a
costruire l’immagine e la storia di un uomo semplice ma nello stesso tempo
ambizioso e sempre determinato a puntare in alto.
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